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Scafati, comune sciolto per camorra. Minniti: "Ecco perchè..." | I dettagli della relazione del Ministro

15 Febbraio 2017 Author :  

Scioglimento del comune di Scafati per infiltrazioni criminali. Tanti i punti che “hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Scafati” le cui istituzioni erano “volte a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità nell'istituzione locale nonché il pregiudizio degli interessi della collettività”. Nessun complotto, questo è quanto scritto nella richiesta del Ministro degli Interni Marco Minniti, che chiede e ottiene, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scioglimento del consiglio comunale. Tutto dopo aver analizzato per sei mesi la situazione di Palazzo Meyer e che ha reso “necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalità”. Così Minniti scrive: “ritengo pertanto che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Scafati in relazione alla presenza ed all'estensione delle influenze criminali” ed inoltre si rende “necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in 18 mesi”.

LA RELAZIONE - È di tre pagine la relazione allegata al decreto del Presidente della Repubblica che, il 27 gennaio, ha sancito lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata del Comune di Scafati. La relazione del ministro Marco Minniti è datata 24 gennaio 2017: nella prima pagina è allegato tutto l'excursus che ha accompagnato in questi mesi la cronaca politica giudiziaria della città e che ha visto, come attore principale il sindaco Pasquale Aliberti.

LA RICHIESTA DI ARRESTO PER ALIBERTI & Co. - Il ministro ha riportato le vicende legate alla richiesta di arresto del pm Vincenzo Montemurro, per il sindaco di Scafati e che solo una riclassificazione dei reati ad opera del gip Donatella Mancini ha evitato l'arresto al Sindaco . Una riclassificazione dei reati che poi, il Tribunale del Riesame ha ribaltato a sfavore del Sindaco Aliberti e di alcuni personaggi legati al clan Ridosso Loreto, il prossimo mese la Corte di Cassazione sarà chiamata a decidere se l'ex primo cittadino di Scafati, Pasquale Aliberti, affronterà il processo da uomo libero o in carcere.

ALIBERTI E LA CAMPAGNA ELETTORALE, L'OMBRA DEL CLAN - Dopo la panoramica sulle vicende politico giudiziarie, la relazione si sofferma nelle conclusioni della commissione di indagine e sulla circostanza che “nel corso di una perquisizione effettuata nel 2011 presso la sede di una società di trasporti in cui gli amministratori erano legati da stretti vincoli parentali ad un elemento di vertice della consorteria territorialmente egemone, attualmente ristretto in regime di detenzione speciale ex articolo 41 bis, era stato rinvenuto un carrello pubblicitario con il manifesto elettorale relativo alla candidatura del sindaco di Scafati alle elezioni provinciali del 2009, in esito alle quali lo stesso venne eletto alla carica di consigliere provinciale. Nel febbraio 2016 i citati amministratori della società in parola, rispettivamente, erano indagati per reato di usura aggravata e per il reato di associazione di tipo mafioso sono stati destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno”.

LE PARENTELE SCOMODE - “A seguito dell'accesso, inoltre, era emerso che taluni amministratori dell'ente hanno rapporti di parentela con i soggetti sopraindicati. Analoghi rapporti, nonché pregiudizi e pendenze di natura penale, sono stati riscontrati nei confronti di esponenti dell'apparato burocratico dell'ente e di società da esso partecipate. Sotto questo profilo, viene in rilievo la posizione di un dipendente comunale nei confronti del quale la locale Direzione Distrettuale Antimafia ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso di cui al menzionato articolo 7” si legge nel documento.

I POLITICI “RICICLATI” - “Dagli accertamenti esperiti – si legge nelle motivazioni dello scioglimento firmate dal ministro Minniti - è poi risultato che unitamente al sindaco, al suo secondo mandato quale organo di vertice dell'istituzione locale, sette consiglieri comunali su 24 assegnati all'ente, compresi il presidente dell'organo consiliare nonché cinque assessori ed il vicesindaco, hanno fatto parte della pregressa compagine di governo locale. Ciò indicherebbe quindi una sostanziale continuità tra le due amministrazioni elette nel 2008 e nel 2013”.

ALIBERTI NEL BUSINESS FUNEBRE E LA GESTIONE “BALLERINA” - “La commissione di indagine ha preso in considerazione l'attività gestionale posta in essere nel corso di entrambe le consiliature ed il Prefetto di Salerno ha evidenziato come la predetta attività, sia stata connotata da gravi disfunzioni riconducibili ad indebiti condizionamenti da parte della criminalità organizzata. Emblematica in tal senso è la vicenda di due imprese di onoranze funebri, che hanno utilizzato propri impianti abusivi per l'affissione di manifesti funerari, pur essendo tale servizio riservato in via esclusiva alla società aggiudicataria di un apposito appalto comunale. Dalle verifiche effettuate è risultato che l'amministratore pro tempore di una delle imprese in questione è stato recentemente colpito da un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli per il delitto di cui all'articolo 416 bis del codice penale e per estorsione aggravata ex articolo 7. Ancora uno dei soci ed un dipendente dell'altra impresa di onoranze funebri - per la quale il sindaco ha prestato in passato la propria attività professionale - sono quegli stessi amministratori della sopracitata società di trasporti, stretti congiunti di un esponente apicale della consorteria territorialmente egemone, nonché destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari per reati di associazione di tipo mafioso e di usura aggravata dal metodo mafioso tutto aggravato dall'articolo 7”. Si legge poi: “Ancora la commissione di indagine riferisce come all'epoca dell'accesso i predetti impianti abusivi fossero ancora utilizzati per l'affissione di manifesti funerari sebbene fin dal 2011 l'Ente avesse revocato l'autorizzazione all'impiego degli stessi precedentemente concessa ad una delle ditte in argomento ed avesse avviato il procedimento di rimozione in danno dei confronti dell'altra. A tale ultimo proposito il Prefetto di Salerno, richiama le fonti di prova dalle quali si evince come la vicinanza dell'impresa agli ambienti criminali abbia indotto l'Amministrazione comunale a non dare ulteriore impulso al procedimento di rimozione in danno ".

LE DEMOLIZIONI FANTASMA - “Sono state riscontrate molteplici inefficienze ed omissioni quali la mancata esecuzione di ordinanze di demolizione o la mancata acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi di cui si sono avvantaggiati anche soggetti legati alle locali associazioni camorristiche o ad esse ritenuti partecipi”.

LE MANI DELLA CAMORRA SULL' AREA EX COPMES - “Indebite ingerenze da parte della criminalità organizzata con particolare riferimento all'affidamento di lavori di riqualificazione di una zona industriale per la cui aggiudicazione l'Ente si è avvalso di una società di trasformazione urbana a totale partecipazione comunale (Stu) alla quale è stata trasferita la proprietà delle aree interessate dagli interventi. Il procedimento si è concluso nel luglio 2013 con la stipula del contratto di appalto in favore di un raggruppamento temporaneo di imprese comprendente, in qualità di ditta ausiliaria, una società per azioni di fatto riconducibile ad un imprenditore indagato, anche per fatti risalenti al 2012 e destinatario nel maggio 2016 di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, per reati di associazione di tipo mafioso e concorso in turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso. Dagli atti giudiziari si evince che la società in parola era amministrata da persone di comodo, collegate al predetto imprenditore, era stata costituita per partecipare a gare d'appalto i cui proventi venivano parzialmente riservati alla criminalità organizzata – cosí si legge nel documento a firma del Ministro.

LA GESTIONE “BALLERINA” DI SCAFATI SVILUPPO - “ La commissione di indagine sottolinea come la predetta procedura sia stata caratterizzata da rilevanti illegittimità ed anomalie quali l'esistenza di difformità tra il progetto esecutivo e il progetto dell'aggiudicazione, l'omissione di qualsivoglia verifica sulla società affidataria dell'incarico di progettazione e la nomina tardiva del responsabile unico del procedimento in violazione dell'articolo 10 del decreto legge 12 aprile 2006 allora vigente”.

LE MILLE PROROGHE E L'OLIGARCHIA DI PALAZZO MEYER - “Più in generale sono state rilevate molteplici disfunzioni ed irregolarità nella vita dell'istituzione locale tra cui il ricorso all'istituto della proroga contrattuale in violazione delle norme di settore, la mancanza di controllo sulle società partecipate nonchè la sistematica inosservanza del principio di separazione tra attività di indirizzo politico e gestione amministrativa”.

GLI ERRORI CONTABILI E LE PARTECIPATE (Acse, Consorzio ecc...) - “Nelle conclusioni dell'organo ispettivo viene anche dato risalto agli esiti di una verifica a cui l'amministrazione comunale è stata recentemente sottoposta dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che ha tra l'altro accertato innumerevoli illegittimità di natura contabile, gravi carenze nei rapporti con le società partecipate, il conferimento e la proroga di incarichi dirigenziali a tempo determinato, oltre le percentuali consentite per legge, nonché il frequente abusivo ricorso alla procedura prevista dall'Articolo 110 del decreto 267 del 2000 per l'attribuzione dei predetti incarichi”.

FONDI PER IL PERSONALE E L'OMBRA DELLA CORTE DEI CONTI - “Sono inoltre emerse illegittimità nella gestione dei fondi sulla produttività del personale in relazione alle quali nel 2012 è stato anche avviato un procedimento per responsabilità contabile da parte della Corte dei Conti punto le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella sezione dal Prefetto” conclude il Ministro.

Insomma, una serie di motivazioni chiave a cui si aggiungono le contestazioni mosse dalla commissione d'accesso, nel dettaglio anche su altri rami delle attività pubbliche. Tutti tasselli che hanno composto al Ministro un quadro chiaro e la conseguente decisione: “Sciogliete il comune di Scafati per camorra”. Ora si attende di conoscere nella sua interezza l'intero atto ispettivo della commissione di accesso, non ancora disponibile, e che potrebbe rivelare altri inaspettati scenari che hanno condizionato la vita amministrativa. Aliberti ha già annunciato il ricorso.

 

SCARICA LA RELAZIONE DEL PREFETTO SU SCAFATI

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