Il Tar di Salerno decide per la riapertura delle Fonderie Pisano. E’ stato accolto il ricorso presentato dalla proprietà dello stabilimento che aveva chiesto la sospensione della revoca dell’Aia e della Via da parte della Regione Campania. Si torna a sperare dunque, in una produzione che possa tenere in vita l’azienda nell’attesa della delocalizzazione, ma soprattutto i 110 operai sperano che venga ritirata la procedura di licenziamento collettivo già avviata dalla proprietà Pisano. Una vittoria davanti al Tar che ha deciso in base ad “alcuni difetti nei provvedimenti da parte della Regione Campania”. Questa mattina, nel frattempo, si terrà un’assemblea all’interno dell’opificio di Fratte tra lavoratori e sindacati per capire come e se l’azienda potrà valutare l’annullamento dei licenziamenti.
La nota
Ieri, arriva anche la nota di soddisfazione da parte della proprietà dell’azienda, difesa dallo Studio Enrico Follieri & Associati, con il socio amministratore Enrico Follieri in collaborazione con l’avv. Lorenzo Lentini.
«Il Tar di Salerno - con estremo equilibrio - ha constatato la confusione procedimentale che ha portato alla chiusura della azienda, rilevando Brigida Vicinanza la violazione dei principi di tipicità e legalità contenuta nei provvedimenti adottati dagli Uffici della Regione Campania - scrive Guido Pisano - con soddisfazione per l’azienda, i lavoratori e la nostra famiglia, è stato riconosciuto il diritto dell’impresa alla prosecuzione dell’attività industriale, che è preesistente allo sviluppo urbanistico della città. Il Tar ha ritenuto che un’eventuale chiusura dello stabilimento comprometterebbe definitivamente il diritto dei lavoratori ed il pari diritto all’iniziativa economica, aprendo la strada ad un eventuale contenzioso con possibili ricadute negative sui saldi di finanza pubblica del bilancio regionale. Del resto, la società è sempre stata sicura che la continuazione dell’attività industriale non costituisce pericolo alcuno sia perché tutti i controlli sanitari effettuati negli ultimi 10 anni sui dipendenti non hanno evidenziato patologie legate al processo produttivo e sia perché il sistematico monitoraggio - specialmente nell’ultimo anno - non ha mai accertato il superamento dei limiti autorizzati di emissioni. L’impresa resta comunque disponibile ad ottemperare a tutte le prescrizioni che l’Autorità intenderà impartire per garantire la limitazione del rischio ambientale anche in sede di Conferenza dei Servizi». Poi concludono: «Il tutto nella consapevolezza che l’impresa sta profondendo il massimo impegno anche sul versante dell’individuazione di una nuova localizzazione dell’impianto produttivo».