di Annamaria Porro*
Non lontano dal Duomo di Napoli, collocato su un antico cardine greco- romano, c’è il Madre, un museo d'arte contemporanea, inserito nella stratificazione storica del magnifico complesso di Donnaregina. Una scelta coraggiosa quella di collocare un museo d'arte contemporanea nel cuore antico della città. Dal 2004 il Museo nei suoi spazi, è la fusione tra l'antico e il contemporaneo. Ospita in un percorso su più livelli i protagonisti delle più importanti avanguardie artistiche degli ultimi anni. La collezione è molto ambiziosa. Eppure quando affrontiamo opere di arte contemporanea, storciamo sempre il naso, o semplicemente diciamo “ l’arte contemporanea non mi piace” oppure affermiamo candidamente “non la capisco”. In realtà è vero che l’arte contemporanea sia più complessa da comprendere? In un certo senso si’. Il concetto di arte contemporanea è diverso dal concetto di arte “ classica” che tutti noi conosciamo. L’approccio alle opere contemporanee è più “ libero”. L’arte contemporanea decodifica l’arte per restituirla in forme e mezzi diversi. Tutti i materiali e le tecniche possono essere presi in considerazione al fine di esprimere un idea, un concetto o un sentimento. L’arte contemporanea segue i cambiamenti della società spesso anticipandola, questa caratteristica crea una sorta di ambiguità interpretativa per lo spettatore. Spesso quando guardiamo un opera d’arte antica o moderna, la nostra attenzione ricade sulla rappresentazione ( forma/colore) che in qualche modo, attraverso un linguaggio simbolico, ci rimanda a concetti studiati o già visti in altri contesti. L’arte contemporanea non è così, spesso dobbiamo interrogarci e soprattutto lasciarci andare alla visione che in quel momento l’opera ci sta trasmettendo. L’arte contemporanea andrebbe vista con uno sguardo “puro”, libero come quello dei bambini. Visitando il Madre, solleciteremo il nostro inconscio, attraverso la fruizione di opere che ci toccano nel profondo.
Il percorso di visita
Tra le tante, presenti lungo il percorso di visita, l’opera di Anish kapoor intitolata dark brother è un’ incredibile installazione concava sul pavimento colorata con un pigmento che esalta caratteristiche opposte di pieno e vuoto, lucido ed opaco, materiale e immateriale, il rapporto tra interno ed esterno. Un opera che ci disorienta e ci fa riflettere. Le origini indiane dell’autore influenzano la sua sensibilità ai pigmenti che sottolineano il binomio di forma e colore veicolando un affascinante linguaggio artistico basato su pochi e semplici elementi, ma di grande impatto emotivo. Poi, incontriamo Christian Leperino, un artista che adotta l’arte per denunciare la società contemporanea. L’opera intitolata the other my self, è composta da 21 volti in gesso bianco, disposti su 3 livelli. I lineamenti appartengono a migranti e rifugiati politici. I volti comunicano la sofferenza ma soprattutto riflettono noi stessi. La denuncia all’assenza, alla ricerca di un’ identità, la voglia di riscatto. Tante le opere interessanti di questa importante collezione, che analizzano gli aspetti dell’essere umano: le sofferenze, l’inadeguatezza, la violenza, la bellezza, i contesti sociali. L’arte contemporanea, attraverso un linguaggio poco convenzionale privo di codici rigidi ci permette di interpretare la parte più recondita del nostro inconscio. Se guardando un opera d’arte contemporanea proveremo un emozione, ci saremo liberati dalla visione artistica “classica”, e il nostro sguardo sarà puro come quello di un bambino e solo allora saremo pronti ad affrontare la parte onirica di noi stessi. Perché l’arte può dove tutto si ferma.
*Annamaria Porro. Guida turistica della Campania
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