di Gerardo Sinatore
L’altro giorno sono stato contattato da Roberto Pepe, un giovane custode della tradizione paganese e devoto del tosello ‘Adderete ‘o fuoss’, per parlare di Gioacchino Moscariello il 13 aprile della settimana dell’Ottava della Festa, in occasione del “Ventennale” della sua scomparsa.
Gioacchino Moscariello, per il volgo Giacchino, è stata una persona allegra, umile e sempre disponibile. Ha vissuto di poco accontentandosi di ancor meno. È stato una delle più importanti e veraci figure simboliche dell’antica tradizione paganese: aveva una voce particolare, alta ed acuta, come quella dei femminielli che fanno la riffa nei vicoli e nei cortili. I suoi canti sul tamburo erano ricchi di fioriture, quelle caratteristiche della cultura vocale del Mediterraneo. Oltre ai canti tradizionali agresti, amava cantare per la Madonna in chiesa e nei suoi frequentissimi pellegrinaggi a Montevergine, Bagni, Materdomini e in altri luoghi di antica tradizione facenti parte del mito delle “7 Madonne”. Quando gli attribuivo il titolo di “Cantore di Maria e del popolo della tradizione”, ne era felice ed orgoglioso. Si deve a lui se alcuni dei nostri canti caratteristici non sono caduti nell’oblio della cieca modernità. Giacchino è stato un maestro anche per Ugo Maiorano e Biagino De Prisco, oggi affermati e noti personaggi della cultura popolare. Inoltre, anche l’ascesa di Francesco Tiano, fautore e custode della tradizione paganese nonché folksinger e attore teatrale e cinematografico, nei teatri napoletani “Pergolesi”, “Diana” e “Metastasio”, la si deve a lui che in quel tempo era già inserito, con Anna Bellini e Virginia Aiello, nel contesto culturale popolare. Giacchino, è stato anche la prima voce popolare dell’Agro-Nocerino catturata da Roberto De Simone dal vivo per i suoi “Microsolchi”. Alan Lomax, invece, lo invitò nel 1983 addirittura a New York per presenziare, con altre voci popolari, alla X edizione dell’importantissimo “Ethnic Folk Art Center”. Quando sono stato assessore tecnico alla cultura del Comune di Pagani e poi presidente della fondazione comunale culturale “Pagani, Città di Santi Artisti e Mercanti” agli inizi del duemila, Giacchino è stato sempre al mio fianco specialmente quando si è trattato di dover prendere decisioni difficili per i Toselli nell’ambito dell’organizzazione della “Festa della Madonna delle galline”. Infatti, negli anni 2002, 2003 e 2004, che sono stati quelli che hanno letteralmente risuscitato e rilanciato la Festa anche in ambiti internazionali e specialmente accademici, Giacchino ha preso parte per conto della Fondazione alla formazione del “Paranzone della Madonna delle Galline” insieme a Francesco Tiano e Ugo Maiorano al fine di rappresentare la nostra cultura in Italia e all’Estero, poi si è esibito sul palco di Ritmofestival (Festival Internazionale del Ritmo) con Francesco Tiano, Ugo Maiorano, Nando Citarella, la NCCP, Antonio ‘o Lione, Carlo Faiello, Tony Cercola, Raffaele Inserra, la Nuova Compagnia della Tammorra, Nguewel Senegal, i Tammurriaré e i Tabulé, ritirando il “Premio Madonna delle Galline” conferito dal mio Consiglio di Amministrazione per “l’impegno di una vita profuso per le tradizioni paganesi”. In questa specifica circostanza fu accompagnato dal giovane e già fenomenale Biagino De Prisco con la “Paranza delle sette Madonne”. L’anno successivo, sempre per la Fondazione, ha registrato una tammorriata nel CD “13 Poesie d’Ammore e ‘na Tammurriata Paganese” insieme ad Ugo Maiorano che fece il giro del mondo accademico. Alla sua morte, la Fondazione lo ha ricordato, tributandogli ogni merito come cittadino ma soprattutto come protagonista delle tradizioni paganesi, dedicandogli una piccola tammorra in marmo a sua imperitura memoria, eseguita dal maestro scalpellino Nicola Pepe, e la pubblicazione del libro “‘A Maronna ‘jesc’ ‘e nnove”.
Giacchino ha amato moltissimo le nostre tradizioni tanto è che l’otto aprile del 1966[i] fu indicato per un singolare fatto di accesa devozione: accadde che il Vescovo della Diocesi Nocera-Sarno, essendo stata la chiesa della Madonna “delle Galline” di Pagani elevata a Santuario, aveva vietato categoricamente l’uscita della statua lignea per le vie della città e le campagne, ovvero aveva negato ai Paganesi e ai loro ospiti, di esprimere la loro sincera devozione attraverso l’antica tradizione. Pertanto, i Paganesi, indignati, decisero di rapire la “loro Mamma” dal Santuario e farle percorrere le vie cittadine e rurali a dispetto delle ordinanze diocesane. Al rapimento parteciparono i devoti di vicoletto Striano guidati proprio da Giacchino insieme a Paoluccio, detto la Rosa nera, Virginia Aiello, Vincenzo Abate, l’allora dodicenne Francesco Tiano, Vincenzo Amarante e le donne di via Lamia e casa Marrazzo. Dopo qualche piccolo tumulto, il corteo processionale mano a mano crebbe a dismisura a dimostrazione che quella processione secolare continuasse ad esserci e la Madonna continuasse a “guardare” i suoi figli andandoli a visitare sin nei loro cortili e fuori dalle loro case affumicate dai carciofi arrostiti e addobbate con coperte e lenzuola preziose. L’iniziativa assunse risvolti giudiziari. Circa 200 Paganesi, tra cui Giacchino, vennero convocati in Commissariato, poi il caso fu archiviato. Le cronache raccontano anche che nonostante tutto, quell’anno fu il più festoso in quanto, per intercessione della Madonna delle Galline, i Paganesi avevano potuto rendere omaggio alla Diva nel loro modo più autentico alimentando ancor di più una tradizione che mai lasceranno che gli venga negata.
Il 2 novembre del 2008, nello stesso anno della morte di Francesco Tiano, Giacchino venne ricordato dall’intera Amministrazione Comunale con una Solenne Cerimonia depositando una corona d’alloro dinanzi alla statua della Pietà, nel cimitero di pagani, dedicata agli uomini che hanno scritto la storia della città tra cui, per l’appunto, Giacchino, insieme ai Sindaci Aniello Criscuolo, Mario e Marcello Torre, Costantino Astarita, Mario Ferrante, Carlo Tramontano, Alfonso Zito, Raffaele De Vivo, Domenico Bifolco, Ferdinando D’Arezzo, il Sindacalista Antonio Esposito Ferraioli e Franco Tiano. Dieci anni fa, su iniziativa di Nicola Cuccurullo, di Pasquale Sorrentino, delle “Pacchiane” di Giacchino e dell’intero vicoletto, è stato ricordato con l’edizione di una piccola pubblicazione intitolata “Giacchino ‘o tammurraro cuntento” della quale curai la redazione e la realizzazione. Quest’anno, giunti al suo ventennale, i più bravi cantatori, suonatori e danzatori che lo hanno conosciuto e che hanno amato lui e le sue canzoni, lo ricordano come amava essere ricordato: in allegria e nel nome di Maria.
[i] «8 aprile 1966: - Tumultuosi incidenti a Pagani per l’orario di una processione, Il Mattino, articolo di Raffaele Ianniello:
Diffusasi tale notizia negli ultimi giorni della scorsa settimana, in tutti i rioni più strettamente legati alla venerazione della miracolosa Madonna e alla tradizione, la notizia stessa ha prodotto un manifesto segno di risentimento che questa mattina ha raggiunto limiti che rasentano il fanatismo … Fin dalle prime ore, dinanzi ai cancelli del Santuario della Madonna si è assiepata una folla di fedeli, che è andata ingrossando con il passare delle ore, fino a raggiungere circa 3.000 persone. La folla desiderava, manifestando con applausi, preghiere e pressioni, che la sacra statua venisse portata in processione come sempre, mentre un cospicuo schieramento di forze dell’ordine teneva a bada la pressione continua della folla, che ingrossava sempre più e diveniva sempre più vivace. Ad un certo momento la folla, facendosi precedere da bambini e da donne, è riuscita ad aprirsi un varco e penetrare nel Santuario; si è impossessata della sacra statua e l’ha portata in processione»
«8 aprile 1966: Vivo fermento a Pagani per una processione vietata, il Roma, articolo di Umberto Belpedio:
Dovunque la statua è passata fra due ali di popolo. Tutti, grandi e piccoli, si sono riversati nelle strade ed hanno offerto pollame alla Vergine. Si sono poi verificate scene di commozione. Donne in lacrime si sono inchinate al passaggio della Vergine. Diversi gruppi di fedeli sono arrivati dai centri della provincia. Nei cortili e nelle piazze si sono radunati e, con nacchere e tamburi, hanno suonato e ballato. La statua, a tarda sera, è rientrata nel tempio. Comunque le forze di polizia presiedono il tempio»