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“Chianto e… Risate”: e' Zezi incantano il pubblico del Piccolo Teatro di Sarno

21 Novembre 2024 Author :  

Applausi, risate ed emozioni e alla fine il pubblico del Piccolo Teatro Franz Muller di Sarno saluta con una standing ovation il gruppo dei "e' Zezi", andati in scena domenica 17 novembre con lo spettacolo “Chianto e… Risate”, con la regia di Bruno Senese. Una pièce teatrale straordinaria piena di significati, di momenti intensi e di riflessioni importanti.
Un testo nato nel 2021 dopo innumerevoli esperienze sulla tradizione del teatro popolare e sui fatti della vita quotidiana che “coinvolge e stravolge” tutti. Dopo le iniziali messe in scena, lo spettacolo è stato arricchito continuamente fino alla versione ultima della primavera 2022 che ancora oggi il gruppo di Pomigliano d'Arco porta in scena. Dal “chianto” della tradizione locale, si arriva alla “brutalità” di questi giorni che lascia molte perplessità sul futuro di tutti: bambini, giovani, donne, uomini, lavoro, scuola e tutto quello che succederà domani.
"“Chianto e… Risate” - spiega il fondatore Angelo De Falco - è scritto in un dialetto di campagna, anche scandaloso in qualche modo, ma allo stesso tempo è stata sempre la nostra forza e la particolarità che ha contraddistinto sin dall'inizio il nostro gruppo. Noi nasciamo proprio sul dialetto delle campagne, dall'alfabeto degli ignoranti, del parlare arcaico. “Chianto e… Risate” è un falso piangere un morto. Ma i morti sono tanti fino ai giorni nostri: le inutili guerre, le morti sul lavoro e i tanti migranti in mare, fino alla vicenda di Riace in Calabria, con la storia assurda del sindaco Mimmo Lucano. Uno degli attori dello spettacolo, lo scemo di famiglia, nel finale si scioglie con la parola difronte a tutti questi problemi del mondo e inizia a parlare di attualità, facendo delle riflessioni su tutte le brutalità che succedono oggi".

Ma chi sono "e' Zezi"?

“Comunisti per spirito di conservazione”: basterebbe questo verso di Pier Paolo Pasolini per spiegare l’essenza profonda de e’ Zezi, il gruppo operaio nato a Pomigliano d'Arco, e della loro storia che è insieme vicenda artistica e politica. Il messaggio di e' Zezi è prettamente politico e mettono in primo piano i temi sociali della disoccupazione, del precariato lavorativo, delle morti bianche.

E' Zezi nascono nel 1974 a Pomigliano d'Arco proprio nel periodo in cui sul territorio esistono ancora frange di fascismo e nel frattempo si fa spazio l'industrializzazione, con l'arrivo dell'Alfasud e tenta l'opera di trasformazione tentacolare dello spazio urbano, la riduzione del terreno coltivabile, la fine dell'artigianato per fare spazio all'industria. Una trasformazione che diventa anche mutamento antropologico attraverso il tempo. Si svilisce la vita in nome della produzione. Ma la voglia di libertà e di ribellione cresce, monta, ed in questo contesto di destrutturazione della realtà, prendono vita E’ Zezi
Mezzo secolo di storia, tradizioni, passione, arte e folklore, uno straordinario viaggio lungo 50 anni tra il mondo contadino e operaio, con la genuinità degli ultimi. Dar voce agli ignoranti, ai contadini, agli operai: un movimento di denuncia sociale attraverso la musica e il teatro. Una storia straordinaria portata avanti con grande forza da uno dei fondatori Angelo De Falco che riesce continuamente ad alimentare e rinnovare.

"E' Zezi nascono perchè nelle nostre zone, in quegli anni, erano presenti ancora le "fiamme", ma non solo. Siamo negli anni '70, l'arrivo dell'Alfasud a Pomigliano d'Arco, la gente si inizia a perdere, si compravano il posto di lavoro. - spiega De Falco - 700.000 lire: tanto costava entrare in fabbrica, piccoli e grossi intrallazzatori fecero i soldi sulla pelle della povera gente. Lavorare in fabbrica non significava più vivere di stenti, per cui questo poteva essere il funerale socialmente parlando di tutta la gente di Pomigliano d'Arco: dell'artigianato, dei contadini e tanti altri lavori. I Zezi nascono proprio per dare un taglio netto, per tutto quello che stava accadendo in quel periodo. Quindi, operai, contadini, artigiani e studenti si unirono e cominciammo ad organizzare il gruppo e la nostra prima uscita è stata il 13 novembre 1974, con delle orchestre di Somma Vesuviana, in una sacrestia della Chiesa del Carmine a piazza Municipio. Il primo disco è del 1975 e si intitola non a caso Tammurriata dell'Alfasud, uscito con l'etichetta "I dischi del sole" e nel quale figura come "suonatore" anche un giovanissimo Daniele Sepe. Nello stesso periodo, l'11 aprile 1975, ci fu la strage della Flobert che provocò 13 morti e scrivemmo pure la canzone "A Flobert"", conclude De Falco.

Il gruppo operaio de' e' Zezi ha visto l'avvicendamento di più di duecento musicisti intorno allo zoccolo duro dei fondatori (Angelo e Antonio de Falco, Pasquale Terracciano, Massimo Mollo, Matteo D'Onofrio, Marcello Colasurdo, Marzia Del Giudice, Ciro De Cicco, Pasquale De Cicco, eccetera...), a cui si unirono dal 1976, Patrizio Esposito e Gloria Bova, con il cui contributo il gruppo si aprì al teatro di strada sulle orme di Augusto Boal, affrontando temi di impegno politico e sociale. Al Festival di Interdrama a Berlino nel 1977, con uno spettacolo di denuncia sulla fuga di Kappler, si affiancò un giovane Enzo Gragnaniello con la sua chitarra.

Come nasce il nome "e' Zezi"

Il nome “Zezi” deriva dal termine “Zeza”, una scenetta carnevalesca cantata al suono del trombone e della grancassa che veniva rappresentata nei cortili dei palazzi, nelle osterie e nelle piazze durante il periodo del Carnevale.
"La Zeza, Roberto De Simone me la portò a vedere per la prima volta a Bellizzi Irpino - aggiunge Angelo De Falco - e lo stesso De Simone disse "Queste sono cose che possono esistere solo qui e in America Latina". A quel punto pensammo di portare la Zeza anche a Pomigliano d'Arco, pensando: "Se questo teatro di strada è importantissimo per la gente, noi lo faremo anche a ferragosto e in altri periodi dell'anno, non solo a Carnevale. E così lo abbiamo fatto per 50 anni e Marcello Colasurdo è stato uno dei pilastri di questa storia. Essendo poi Pomigliano d'Arco molto vicino a Napoli, l'effetto della sceneggiata con il tempo ha influenzato molto la tradizione ancora oggi esistente, e Marcello Colasurdo ha tirato il gruppo in una certa direzione, cioè verso la "commedia per la strada", e Colasurdo era diventato campione in queste cose, da lì nacque "Tammurriata dell'AlfaSud". Il vecchio modo di cantare dei contadini, alfabeto dei contadini, diventò il racconto di questa trasformazione industriale sul nostro territorio. Logicamente, avendo invitato gli ultimi della terra, delle campagne a far parte di questo progetto, il gruppo si è alimentato crescendo sempre di più. Sono migliaia, infatti i Zezi che hanno partecipato a questo modo di fare teatro, pur non avendo nessun diploma, nessun corso di recitazione, anzi - spiega De Falco - quanto più ignoranti erano il progetto è andato anche meglio. Ricordo che negli anni '90 eravamo in Francia per partecipare ad un Festival e in tanti si chiedevano "Chi sono questi Zezi?" e il direttore di questo grande Festival disse: "Sono umani, corpi che si muovono, suonano e cantano"".

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